Intervista a Brian May su People del 14 Settembre 2017



Il Dr Brian May è sempre vissuto dividendosi tra arte e scienza, una scelta risultata piuttosto fruttuosa per quella che può essere considerata una stella del rock e dell’astrofisica. Come adolescente cresciuto nei primi anni '60, la sua curiosità lo ha portato a costruirsi da sé, con l’aiuto del padre, una chitarra. Ed è stato proprio questo strumento, divenuto famoso con il nome di Red Special, ad averlo accompagnato mentre conquistava il mondo assieme ai Queen. E adesso è impegnato ad utilizzare la tecnologia per raccontare il suo incredibile viaggio musicale.


Il musicista, che quest’anno ha compiuto 70 anni ha appena pubblicato Queen In 3-D, un nuovo libro con oltre 300 fotografie, molte delle quali inedite, che descrivono la carriera della band dai primi anni '70 e fino agli attuali tour mondiali con Adam Lambert. Il progetto è il risultato della passione coltivata da Brian per la fotografia stereoscopica, un'illusione tridimensionale resa possibile osservando due immagini affiancate dello stesso soggetto, da osservare attraverso un dispositivo appositamente realizzato e conosciuto come visore stereoscopio.

Queen In 3-D trae origine dal suo archivio personale, nel quale Brian ha raccolto tantissime fotografie tratte dai momenti in studio dei Queen e da quelli vissuti in viaggio durante i vari tour. E’ di fatto il primo libro sui Queen scritto da un membro della band. E di certo avere come guida proprio Brian May è il miglior pass per il backstage che si possa avere.

Oltre a Queen In 3-D, il gruppo sta dando vita a un biopic sul grande schermo dedicato alla vita di Freddie Mercury. Si intitola Bohemian Rhapsody e vede come protagonista nei panni del cantante l’attore Rami Malek.

Cosa ti ha portato a scrivere questo libro?
Abbiamo avuto qualche successo con i libri stereoscopici precedenti (Diableries, Crinoline, A Village Lost and Found), tutte cose che mi affascinano da tutta la vita. Sono veri e propri tesori scoperti in epoca vittoriana (circa metà del 1800, ndr) che ho voluto portare nel 21° secolo. Ma poi mi sono reso conto di aver raccolto tantissime immagini stereoscopiche durante la nostra carriera nei Queen. Quindi è venuta in mente l'idea: quanto sarebbe interessante usare queste foto così come abbiamo fatto per quelle vittoriane? Avevamo l'esperienza per farlo e ci serviva solo un modo diverso per realizzare il progetto.

Nel corso degli anni sei diventato una sorta di archivista della band. C’è un momento in cui ha deciso di farlo in modo consapevole?
Credo che sia qualcosa di innato. Devi cercare dei significati psicologici per questo tipo di cose, credo. Forse è qualcosa della mia infanzia. Forse è il desiderio di non voler lasciare andare le cose. Molte delle cose che sono accadute con i Queen erano un vero e proprio vortice. Tutto è successo così velocemente! Creavi qualcosa con grande fatica ma poi dovevi andare avanti troppo in fretta. È come se non c'era il tempo per sedersi e godere dei frutti delle nostre fatiche. Così nella parte più recondita della mia mente ho pensato: "Un giorno avrò il tempo di sedermi e godere di tutte queste belle cose che abbiamo fatto e che hanno dato vita alle nostre creazioni". Quindi l'istinto di archiviare in me è qualcosa di molto forte.

Queste foto sono molto personali. Mostrano non solo come eravate in scena, sul palco, ma mettono in luce anche aspetti più intimi.

È stato un viaggio di autentica scoperta per me perché avevo davvero dimenticato molte di quelle cose. L’aspetto più emozionante è che il 3-D le riporta così vividamente. Ti senti davvero come se sei lì, trasportato nello spazio e nel tempo. Puoi guardare di nuovo ciò che accadeva in quel momento. È piuttosto straordinario quello che hanno innescato dentro di me, perché la mia memoria spesso non è così buona in questi giorni. Ma vedendo queste immagini si è scatenata un'inondazione di ricordi, e anche di sentimenti. Ricordi quello che ti stava intorno, ma ti ricordi anche quello che c’era dentro di te. Così è stato un percorso molto potente per me.

Guardando molte di queste fotografie, se ne trae la conclusione che andare in tour non sia poi una cosa così glamour come si potrebbe credere.
Penso si possa dire così, si. Naturalmente c'erano del glamour e dell’eccitazione, e la musica era la cosa che ha saldato tutto insieme, ma c'erano anche molte cosa che potreste chiamare disagio. Ma era divertente, eravamo giovani e ogni giorno era nuovo e diverso. Immagino che sia solo dopo che abbiamo fatto cinque o sei tour che abbiamo sentito che stava diventando un po' ripetitivo. Ma anche allora, spettacolo dopo spettacolo era tutto sempre nuovo e la musica si stava trasformando. Quindi il viaggio musicale in cui siamo stati era la corrente che ci ha spinti.

Come è cambiato il tuo approccio alle performance nel passaggio dai piccoli locali alle grandi location come gli stadi?. O tu e Freddie Mercury avete trattato allo stesso modo entrambe le situazioni?
C'è una trasformazione che avviene, sicuramente. Impari cosa c’è da fare e se la tua carriera va bene e alla fine ci si sposta in luoghi più grandi, impari le abilità per sfruttare al meglio anche questo. Siamo stati fortunati. Eravamo un gruppo di lavoro molto coeso e anche se le cose non arrivavano rapidamente o facilmente per noi, credo sia stata una cosa fantastica. Siamo stati in tour in quasi tutti i continenti. Abbiamo poi imparato a trattare nel modo giusto ogni situazione. Stiamo ricreando il Live Aid per il film su Freddie, quindi ho pensato molto a questo proposito. Quello che mi ricordo del Live Aid era che non era un territorio straniero per noi. Sapevamo come suonare uno stadio di calcio perché l'avevamo già fatto in Sud America. Per la maggior parte delle persone che si sono presentate al Live Aid quella situazione era molto scoraggiante e molto difficile perché non avevano sviluppato quella abilità di trasmettere l'energia ad un enorme stadio, mentre noi sapevamo che potevamo connetterci con un pubblico così vasto. Questa è stata una cosa fantastica per noi. Non credo neanche avessimo capito quanto a quel punto eravamo evoluti, ma è stato evidente dopo che siamo scesi da quel palco e abbiamo realizzato di aver fatto quella performance.

Stai guardando indietro il tuo passato con questo libro, ma con questo film stai assistendo a questi momenti nella tua vita ricreati davanti ai tuoi occhi. Deve essere una strana contrapposizione del passato rispetto al presente.
È fantastico! Sì, tutto succede subito. Abbiamo guardato molto il libro per aiutare a ricreare questi momenti per il film. Penso che sia una sorta di scorta, ed è incredibile che possiamo farlo nel contesto di una band ancora in attività, organicamente in crescita, perché siamo ancora in tour. Abbiamo appena fatto 26 date negli Stati Uniti poche settimane fa, e stiamo per fare lo stesso in Europa e poi faremo altrettanto nel Regno Unito. Nel nuovo anno suoneremo in Australia e Nuova Zelanda. Praticamente tutto sta accadendo rapidamente, e c'è questa grande sensazione di guardare al passato pur essendo molto attivi nel presente. E stiamo persino pensando al futuro. È un posto molto sano in cui essere.

Sono stato fortunato a vederti suonare nel 2014 al Madison Square Garden. Uno dei momenti più potenti per me è stato quando hai cantato Love Of My Life duettando con Freddie attraverso un video.
Mi piace il fatto che Freddie sia una parte dello spettacolo, perché dovrebbe esserci davvero. Era parte della creazione della nostra opera ed è meraviglioso essere in tour. Generalmente mi fa sorridere, ma a volte mi fa tristezza. Dipende solo dal modo in cui il cervello sta lavorando in un giorno particolare. È sempre diverso, ma è sorprendente guardarsi intorno e vederlo entrare. È un aspetto delizioso dello spettacolo, un ingrediente dello spettacolo. Sarebbe terribile se i nostri concerti fossero fatti solo di nostalgia però. Ma per fortuna abbiamo un frontman fantastico in Adam Lambert e la cosa è sempre nuova. Sono molto felice del posto in cui siamo attualmente, e Freddie è molto parte di esso.

La mia immagine preferita nel tuo libro è di Freddie seduto in una sedia durante un momento del trucco in Giappone. È un momento così tranquillo con lui, sembra molto elegante ma anche molto intimo. È una foto inedita, vero?
Giusto! Ho portato alcune delle attrezzature di elaborazione foto con me in tour, ma non sono sempre andato a montare tutto. E finché queste coppie di immagini non vengono montate, non è possibile visualizzarle in 3-D. Sono stato occupato in tour e alcune di loro sono state messe da parte per poter per essere trattate in seguito. Una di quelle scatole era ancora sigillata quando il mio archivista l’ha ritrovata. Mi ha detto: "Questa è la pellicola che è stato sviluppata ma non è mai stata montata. Quale stupefacente cosa stiamo per ritrovare?". E questa foto era una di quelle contenute nella scatola. Sono d'accordo con te, è la mia foto preferita del libro.

Il tuo libro è pieno di tanti momenti tranquilli con Freddie. Che cosa gli piaceva quando nessuno era in giro? C'è una storia che ti viene in mente?
Siamo stati molto normali l'uno con l'altro, se "normale" è la parola giusta. Ci siamo conosciuti da giovani ed eravamo quasi dei parenti. In genere era una relazione facile. Freddie era molto estroverso sul palco, come tutti sappiamo, ma era molto timido nella sua vita privata e amava la propria privacy. Gli piacevano quei momenti in cui poteva stare solo con un paio di suoi amici stretti. Era sempre molto divertente e c'era sempre tanta da parlare. Parlavamo di ciò che ci stava intorno. Abbiamo avuto una vita straordinaria, straordinaria in ogni modo. È stato il tipo di vita che sogni da ragazzo e di cui non conosci nemmeno quali siano i confini. Non hai una visione completa di dove si può arrivare.


(Fonte: www.people.com)